Vincenzo David è nato a Palermo il 18 gennaio 1966. Laureato in giurisprudenza, è funzionario presso l’Agenzia dogane e Monopoli. Condivide da laico sin dagli anni 80’ la spiritualità dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. È coautore del volume «Eugenio de Mazenod racconta se stesso – l’esperienza palermitana» Editrice O.M.I. Provincia d’Italia, 1996. Ugualmente è autore della guida «Sulle orme di Eugenio de Mazenod a Palermo» (2014).
Vincenzo, raccontaci un po’ di te…
Conosco i Missionari Oblati di Maria Immacolata dal 1985 e per me è stata una vera grazia. Sono stato colpito dalla loro accoglienza e dal clima di fraternità e di famiglia che si costituisce tra religiosi e laici. Durante il periodo universitario ho aderito al Movimento Giovanile Costruire ed ho partecipato a tante missioni popolari, incontri giovanili, ritiri ecc.. In seguito nel 1993 a Palermo ho fatto parte quale associato del gruppo laicale AMMI (Associazione di Maria Immacolata).
Nel 2018 ho avuto l’opportunità di fare un viaggio missionario straordinario in Senegal dove ho potuto conoscere le virtù di questo popolo. Ciò che mi ha colpito è stato l’aver scoperto che questo popolo ha mantenuto dei valori che spesso la nostra società occidentale dimentica o tralascia: il valore della semplicità e della genuinità dei rapporti umani, del rispetto reciproco, del saluto anche senza conoscerti, dell’educazione e compostezza dei bambini dotati di enorme pazienza e del saper godere di quello che si ha e del senso di allegria e di gioia nonostante le difficoltà. Ho notato una «povertà dignitosa» di questo popolo, nonostante la mancanza di tante cose ed utilità che noi occidentali consideriamo fondamentali, come un alloggio confortevole o la grande disponibilità quotidiana di acqua e di cibo.
Tu dici che di essere «ogni giorno in missione». Cos’è per te essere missionario?
A Palermo collaboro con la comunità oblata che si occupa della pastorale dei migranti. Si è compreso che la missione può svolgersi sia nei lontani Paesi del terzo mondo, ma anche nella nostra città dove vivono e sono integrati circa 30.000 immigrati.
Ho approfondito, attraverso la lettura di diversi testi, la conoscenza di S. Eugenio de Mazenod, fondatore dei missionari OMI. Un santo che ritengo attuale e che è un modello anche per i laici. Laici e religiosi incarnano vocazioni diverse, ma al contempo lo sguardo che si posa sull’umanità è lo stesso, perché cerca il povero, lotta per la giustizia e il cuore e il pensiero sono aperti sull’umanità intera.
Ho fatto, pertanto, la scelta nella mia vita di condividere da laico il carisma oblato. Ho compreso che è necessario essere missionari là dove Dio ti porta e ti colloca. Un ambito per me importante è quello del mondo del lavoro, dove cerco di dare una testimonianza cristiana. Il lavoro mi dà la possibilità di incontrare tante persone e costituisce non solo un servizio, ma anche uno strumento di santificazione. Occorre lavorare secondo uno spirito cristiano, svolgendo bene i propri doveri per dare una testimonianza e servire gli altri. Cerco di dare un contributo rendendo presente lo spirito del Vangelo in ogni attività che viene compiuta.
Puoi dirci qualcosa di particolare del tuo vivere il carisma oblato?
Un altro ambito dove sto svolgo il mio servizio è quello dell’attività relativa all’itinerario «Sui passi di Sant’ Eugenio a Palermo», composto da 12 tappe che ripercorrono i luoghi frequentati dal giovane Eugenio (chiese, palazzi, strade, piazze, villa ai Colli) durante il suo soggiorno palermitano dal 6 gennaio 1799 all’11 ottobre 1802. Questo tour «demazenodiano» è il frutto di anni di ricerche e studi dei laici di Palermo che ancora oggi continuano e che ha coinvolto diversi studiosi di varie discipline. L’itinerario non è solo un percorso storico-turistico, ma un momento di approfondimento degli aspetti spirituali del giovane Eugenio, che proprio a Palermo vive un’esperienza che lo segnerà profondamente, ed inizia la sua crisi interiore che lo porterà a maturare la vocazione al sacerdozio e alla santità.
Costituisce un utile supporto alla visita il testo che si offre ai visitatori «Sulle orme di S. Eugenio de Mazenod a Palermo» tradotto anche in lingua inglese e spagnola. È stato anche preparato un video di presentazione del «Tour» visibile nella piattaforma Youtube. Attraverso questo itinerario ci si propone di far sperimentare ai visitatori l’accoglienza ed il clima familiare che lo stesso Eugenio ha sperimentato. Per questo, si tengono incontri di preparazione delle visite, personalizzandole secondo le varie esigenze.
Il tour demazenodiano iniziato nel 2014 ha visto la partecipazione di singoli laici e oblati e di gruppi di varie Regioni d’Italia ed anche di altre nazioni (Sud Africa, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Senegal ecc.). Abbiamo avuto anche diverse visite dei gruppi dei novizi e degli scolastici della Provincia italiana. Nel 2019 vi è stata la visita del Padre Generale degli OMI e del suo Consiglio che ha costituito uno stimolo ulteriore per andare avanti negli studi e nelle ricerche. Nel mese di agosto 2022 abbiamo ricevuto la visita di 21 suore Missionarie Oblate di Maria Immacolata provenienti dalla Spagna che hanno festeggiato i loro 25 anni di fondazione, facendo al contempo un ritiro spirituale e approfondendo la figura di s. Eugenio de Mazenod.
Che messaggio di «missione» vorresti trasmettere ai nostri lettori?
Per me la parola «missione» assume un particolare significato: è un servizio svolto ogni giorno con varie modalità dove si incontra il fratello e si è chiamati a far conoscere il Vangelo della speranza, della gioia e della pace.
A cura di Flavio Facchin omi