Vite che parlano: Houda El Hadari

Houda è marocchina ed è sposata con Fabrizio che ha conosciuto in Libia dove entrambi hanno lavorato per diversi anni. Vivono a Dakar, in Senegal, e hanno due figli. Houda è di religione musulmana e ha stretto amicizia con alcuni Oblati.

Houda, quanto è importante la preghiera nella tua vita?

Ho cominciato a pregare da bambina. Mio nonno, che faceva tutte le cinque preghiere quotidiane che sono prescritte nella nostra religione, mi ha insegnato l’importanza della preghiera e come pregare. Diceva, infatti, che quando preghi sei più vicina a Dio e che è bene andare a pregare nella casa di Dio, la moschea. Per me pregare in moschea era molto bello. C’è una parte della moschea riservata solo agli uomini e un’altra solo alle donne. Ancora oggi, quando prego mi sento bene e senza pesi nel cuore. Mi sento bene con me stessa e con Dio. È Dio che ci chiede di pregare. Il mio vivere viene in qualche modo modellato dalla preghiera e da questa relazione che ho con Dio e così diventano significative le mie relazioni quotidiane con la gente. Inoltre, ritengo molto importante leggere le parole di Dio nel Corano: sono parole di Dio!

Ci puoi dire qualcosa sui capisaldi della fede musulmana?

Ci sono cinque realtà fondamentali nella nostra fede. La «Shahada», cioè la Professione di Fede in un unico Dio (Allah) e nel suo messaggero Maometto. Poi c’è la «Salat», la preghiera rituale richiesta a ogni musulmano cinque volte al giorno. Segue la «Zakat», cioè l’elemosina o l’atto di donare una parte dei propri beni a chi ne ha bisogno (da fare almeno una volta all’anno). Abbiamo ancora il «Sawn», ovvero il digiuno durante il mese del Ramadan. Infine, l’«Hadj», il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita, se c’è la possibilità di poterlo fare. Questi cinque Pilastri rappresentano l’essenza dell’Islam. Il monoteismo e la fede nel profeta Maometto sono i principi fondamentali dell’Islam attorno al quale ruota tutto il resto. Recitare la «Shahada» ogni giorno serve a ricordare questo atto di fede. La «Salat» (preghiera) si ripete cinque volte al giorno e offre cinque diversi momenti nella giornata per pregare Allah. Il «Ramadan» chiede a ogni musulmano di astenersi dai propri bisogni e desideri come il cibo, l’acqua e i rapporti sessuali per un mese. Il «Sawn» (digiuno) offre ai musulmani l’opportunità di esercitare il controllo su sé stessi. Gli atti caritatevoli siano fortemente incoraggiati nel quotidiano di ogni musulmano e, per chi ne ha le possibilità, è obbligatorio donare la «Zakat» (elemosina) almeno una volta all’anno. Questo pilastro garantisce che la ricchezza venga continuamente ridistribuita a coloro che ne hanno bisogno. Durante l’«Hadj» (pellegrinaggio), i musulmani devono indossare indumenti semplici e compiere dei rituali di devozione ad Allah. Ogni buon musulmano deve impegnarsi ad applicare tutte e cinque queste realtà e ciò che esse comportano, per tutta la vita. Ognuna tiene conto anche di coloro che potrebbero non essere in grado di soddisfarle a causa di problemi di salute, di una gravidanza o per la mancanza di mezzi finanziari.

Come testimoni la tua fede nell’Islam?

Vivo quello che ho imparato. Tante cose sono comuni con le altre religioni. Ci è chiesto di pregare Dio e di vivere facendo il bene. Non solo nel non fare del male, nel non rubare, ma anche avendo rispetto per le persone e facendo loro del bene. Il rispetto è molto importante per ogni uomo e per ogni donna, per tutti. Inoltre è importante poter aiutare chi è nella necessità, i poveri in particolare. Se io faccio qualcosa per gli altri e se un altro fa qualcosa per gli altri il mondo sarebbe più bello e migliore. La prima testimonianza che devo donare è con la mia famiglia, con mio marito e con i figli. E poi, per quello che posso, anche con gli altri, con i vicini di casa, nella scuola dove vanno i nostri figli. Noi diciamo che «se Dio ci dona qualcosa, anche noi dobbiamo donare qualcosa» e che «quando aiuti qualcuno poi Dio ti ricompensa». Dio non mi ha mai lasciata sola, forse per il bene che cerco di fare.

Houda, ricordo che ogni tanto accompagnavi Fabrizio, tuo marito, a messa la domenica.

Sì, mia suocera ci teneva tanto e oggi ogni tanto con la famiglia andiamo tutti a messa. In chiesa mi siedo con i fratelli cristiani e anch’io prego. Mi piace. Ascolto la Parola di Dio e quello che dice il sacerdote. Ci sono cose belle anche per me e che mi aiutano a vivere. Sono figlia di Dio con altri figli di Dio. Mi piace in particolare il momento dello scambio della pace. Un’altra cosa che mi piace della vostra religione è il sacramento della penitenza perché tu confessi al sacerdote il tuo segreto e sei sicura che questo resta tra te e Dio; e si torna a casa tranquilli perché si è sicuri che il sacerdote non lo dirà a nessuno, resta segreto. Quando dico un segreto a un amico, poi mi viene il dubbio che possa dirlo ad altri. Nella confessione invece no, i tuoi peccati restano nel segreto.

Puoi dirci una parola su Gesù e Maria?

Gesù, che noi chiamiamo «Issa», si trova anche nel Corano; Gesù è «un miracolo» per far credere alla gente che Dio c’è. Maria è la Vergine ed è citata tante volte nel Corano: è la Madre di Gesù. Il Corano dice che ha sofferto perché la gente non credeva che fosse vergine. Invece, Gesù bambino ha parlato dicendo «io sono figlio di Dio». Così, sentendo un neonato parlare, tutti si sono zittiti e hanno cominciato a portare rispetto a Maria. Ci sono tanti uomini che portano il nome di Issa e tante donne quello di Maria. Se non crediamo a Gesù, non siamo dei veri musulmani. Tanti non conoscono la religione musulmana e le cose belle che ha: quando preghiamo, noi preghiamo anche Gesù e Maria.

Hai un’ultima parola che vorresti dirci?

Sì: Dio è Clemente, Dio perdona, Dio è Misericordioso. Dio ti perdona sempre perché Dio è grande. Dio è Misericordia per tutti noi. E un giorno ci sarà la sua ricompensa. Ancora, è importante fare del bene, a chiunque ne ha bisogno. Infine, sono figlia di Dio e sono felice di essere figlia di Dio.

A cura di Flavio Facchin omi