“Sono Giovanni, sposato, padre di tre figli e faccio il falegname. Desidero condividere con voi qualcosa della mia esperienza missionaria vissuta in Guinea Bissau insieme a mia figlia Martina.
Tutto inizia dopo una S. Messa celebrata nella Chiesa Maria Santissima del Carmelo ai Decollati. Il missionario ci invitava ad avere il coraggio di andare come gli apostoli. In accordo con il nostro parroco, decidiamo di partire per un’esperienza missionaria in Guinea Bissau. Sapevamo bene che in quella zona nel periodo in cui saremmo andati noi c’era la stagione delle piogge e che di conseguenza il rischio di malaria era molto alto.
È stato bellissimo poter condividere questa meravigliosa esperienza con mia figlia che ha solo 17 anni, e con un gruppo di 16 volontari provenienti dall’Italia, Spagna e Germania.
Dopo un paio di giorni trascorsi a Bissau il gruppo si è diviso nelle tre missioni dove vivono i Missionari Oblati. Io sono andato nel villaggio di Cacine a 200 Km da Bissau. Per arrivarci abbiamo impiegato circa 9 ore. Il villaggio è piena foresta equatoriale. Arrivati sul posto siamo stati accolti da due missionari uno Italiano e l’altro Senegalese. Il villaggio è molto povero in condizioni igieniche gravissime. Non c’è un dispensario (centro di pronto soccorso), mancano le medicine, le scuole sono quasi inesistenti, i ragazzi non possono studiare, non c’è acqua corrente, etc. etc.
Una cosa sicuramente non potrò mai dimenticare: è la scena di una mamma che era venuta alla missione con il suo bambino in braccio. Cercava aiuto ma non si era resa conto che il piccolo le era morto in braccio. La denutrizione e la mancanza di medicine ne era la causa.
Non posso dimenticare l’audacia dei due missionari impegnati nell’annuncio del Vangelo nella lingua della gente, il Creolo.
Poi sono stato ad Antula una missione vicina a Bissau. Una missione che ha solo 10 anni. Anche se non esiste una Chiesa di mattoni, sotto gli alberi ogni domenica, si preparano ben 2.000 catecumeni a ricevere il battesimo.
Adesso che sono tornato sarò il primo a fare qualcosa per i nostri fratelli della Guinea ed in modo particolare per il Villaggio di Cacine“. (Giovanni)
“L’Africa è una realtà che parla da sola, unica nel suo genere. È una realtà dove il tempo si ferma, dove tutto sembra surreale ma molto toccante e meraviglioso. La meraviglia più grande che mi ha fatto stare bene è soprattutto il meraviglioso sorriso dei bambini con cui abbiamo passato i nostri giorni. Mi hanno sempre dato la forza. Mi hanno aiutato molto a capire e vedere con i loro occhi una realtà nuova, molto diversa da quella in cui viviamo noi. Una realtà che ti incanta e stupisce che mette anche un po’ di paura, a causa della sua immensa diversità.
Questo viaggio fatto in Guinea Bissau è impresso nella mia mente e ho pura di minimizzarlo. Posso solo dire che una delle migliori sensazioni che tengo nel mio cuore, o meglio in metà del cuore, dato che l’altra è rimasta lì, è il mio compleanno. Questo giorno è speciale per tutti, ma per me lo è stato ancora di più, perché l’ho vissuto in Africa, e non in resort di lusso.
Come posso dimenticare le sensazioni provate nel tenere strette alle mie le manine dei bambini; nel dare loro da mangiare; nel constatare come conservavano un pezzo di pane per portarlo a casa ai loro fratellini o sorelline più piccoli.
Una cosa che mi ha reso molto felice è stato constatare che la potenza e la forza di Dio è arrivata anche in quel paese, dove la poca conoscenza regna sovrana. Il vangelo di Dio e la una parola è arrivata anche lì e una parte di loro l’ha conosciuta. Coloro che hanno avuto questo privilegio è una gente diversa col volto pieno dell’amore di Dio. Anche l’amore stesso, è interpretato in modo diverso, l’amore tra due persone è diverso. Tutto è stato per me una sorpresa, i luoghi, i bambini, le donne che fanno il lavoro di mamma, di donna, di uomo, di coltivare il campo, di educare i figli in base ai loro valori, di poter mantenere la famiglia, di riuscire a sopravvivere. Mi colpì, la terra, il fango, le strade… tutto lì a modo suo era perfetto nella sua imperfezione. C’è molto da fare, ma già il fatto che lì ci sia la parola di Dio credo sia un grande passo verso un mondo migliore, verso un modo di vedere la realtà con molte più aspettative, con molta più fiducia e con molto più amore. Essere stata lì per me è un grande dono e ogni volta che ne parlo mi emoziono semplicemente per il fatto, che ripensando a tutto ciò che vissuto, mi tornano in mente le belle e immense emozioni che ho provato stando a contatto con quella meravigliosa gente.
Quando sono tornata il Italia avevo un senso di rifiuto, un senso di rabbia verso tutto. Non per la gente, non per le cose ma per il tutto in sé. Forse, non so mi ero abituata a stare dove non avevo tutto, a non avere tutte le comodità che invece a casa mia trovo molto facilmente, e sono tornata qui dove ho anche troppo. Ho imparato a non volere tutto, a vedere la realtà in un altro modo, a essere meno esigente.
Posso dire che un viaggio come questo cambia la vita! Ciò che ho ricevuto va al di sopra delle mie aspettative
Vi chiedo di pregare sempre per questi nostri fratelli africani affinché non manchi mai quel pezzo di pane che cercano di procurarsi. Con papà e la mia parrocchia farò quanto ci sarà possibile per alleviare le sofferenze dei bambini.
Sono fiera di aver fatto questo viaggio e ne sarò ancora di più quando un giorno, se Dio vorrà, potrò raccontare tutto questo ai miei figli e di farli crescere in modo diverso nel suo Amore e nella solidarietà“. (Martina)
“Mi chiamo Salvatore, ho 34 anni e sono un insegnante di religione dell’Arcidiocesi di Palermo. Questa estate, nel mese di agosto, ho avuto la grazia di partecipare ad un’esperienza missionaria organizzata dai Missionari Oblati di Maria Immacolata, in Guinea Bissau, una piccola nazione africana tra le più povere al mondo.
Un viaggio missionario non è paragonabile a nessun altro tipo di esperienza. Mi ha coinvolto completamente e mi ha cambiato interiormente. In particolare io mi sono innamorato della Guinea Bissau, della meravigliosa gente che ci vive, dei suoi colori, dei suoi sapori, dei suoi ritmi e della sua musica, ma soprattutto dei sorrisi dei bambini, delle loro manine che afferravano le mie lunghe e bianche dita per camminare insieme a me per le strade dei villaggi in attesa di ricevere da me una caramella o una medaglietta della Vergine Immacolata o semplicemente una carezza!
Nei giorni trascorsi in questa missione ho potuto vivere in un vero clima di famiglia instauratosi tra noi compagni di viaggio, il nostro accompagnatore P. Adriano, i missionari e gli animatori locali. Il momento più importante della giornata era condividere la preghiera mattutina e la Santa Messa quotidiana preceduta dal Santo Rosario.
Il mio compito a Farim era l’animazione dei bambini al pomeriggio insieme agli animatori locali. Venivano in tanti ed abbiamo avuto la gioia di renderli felici con attività e mezzi essenziali: qualche corda, dei palloni, i palloncini, pneumatici di camion in disuso e tanta fantasia e voglia di stare insieme nella gioia!
La missione di Farim si occupa anche della salute degli abitanti della cittadina e dei villaggi vicini, con il centro di salute, il centro nutrizionale e i vari dispensari medici presenti nei singoli villaggi circostanti che ho avuto la possibilità di visitare. Quello che non mi aspettavo, però, è stato di avere avuto la possibilità di dare il mio contributo anche in questo settore medico. Infatti, ho avuto l’onore di collaborare alla realizzazione di due giornate di consulta medica gratuita con la presenza di giovani e preparatissimi medici guineani. La gente è venuta numerosissima a farsi visitare e noi ci siamo fatti trovare pronti ad accoglierli. Anche io, che non ho nessuna competenza in questo campo, mi sono trasformato in un infermiere, armandomi di quanti bianchi ma soprattutto di rispetto e amore per la gente, in particolare i più sofferenti. Ringrazio Dio per avermi donato questa meravigliosa esperienza e la grazia di riuscire a viverla serenamente e profondamente“. (Salvatore)