Condividiamo con piacere alcune testimonianze dei partecipanti al Viaggio missionario in Guinea Bissau di questa estate. Ecco le prime due esperienze!
“Sapevamo che questo viaggio ci avrebbe regalato qualcosa di speciale.
È già passata qualche settimana dal ritorno in Italia e ancora continuiamo a pensare a ciò che abbiamo vissuto e a tutto ciò che abbiamo visto in Guinea Bissau.
Non è stata un’esperienza semplice, e non ci aspettavamo che lo fosse. Fin dai primi giorni fra le temperature elevate, allergie varie, caldo soffocante, mancanza di elettricità e zanzare, le difficoltà non sono mancate. Superati i primi giorni di ambientamento è cominciata la vera avventura: ci siamo divisi in piccoli gruppi e abbiamo iniziato a vivere veramente la Missione.
Nelle Missioni abbiamo conosciuto persone straordinarie a cui va tutta la nostra stima e il nostro affetto. Ci hanno accolti come se fossimo parte della famiglia e ci hanno fatti sentire veramente a casa. Da loro abbiamo imparato che il tempo, l’impegno, la costanza, la fiducia, la speranza e anche un po’ di pazzia sono ingredienti fondamentali.
Abbiamo vissuto momenti di gioia infinita, ci siamo divertiti, abbiamo riso a crepapelle, cantato e ballato. Tutti i pomeriggi facevamo animazione e stavamo con i bambini e sarebbe impossibile raccontare fino in fondo tutte le emozioni e i sorrisi che ci hanno regalato. Abbiamo fatto amicizia con gli animatori locali, ragazzi meravigliosi e in gamba che per quelle settimane sono diventati la nostra famiglia: ci hanno portati a vedere la città, siamo andati insieme al mercato, abbiamo organizzato insieme giochi e ci hanno fatto da insegnanti, in tutto e per tutto.
Le mattine invece giravamo per la città o per i villaggi. Ed è stato proprio in alcune di quelle mattine che abbiamo vissuto i momenti più tristi: non sempre si può evitare di vedere la realtà così com’è, e non dovremmo essere sempre pronti a chiudere gli occhi laddove qualche immagine o qualche verità potrebbe ferirci. Ci hanno portati negli ospedali e in un orfanotrofio, e credo che nessuno di noi sia uscito da quei luoghi così come vi era entrato.
Forse questo viaggio ci ha dato la consapevolezza di essere infinitamente impotenti davanti a certe situazioni ma ci ha anche insegnato che a volte, quando non rimane altro da fare, una carezza e un po’ di attenzione possono regalare un sorriso.
Forse questo viaggio ci ha insegnato a svuotare la mente e a smettere di pensare ai nostri problemi, alla nostra vita quotidiana. Ci siamo trovati catapultati a migliaia di chilometri dalla nostra vita, e non è solo questione di distanza fisica. Si è così presi da tutto ciò in cui si è immersi in quel momento che non c’è altro, non c’è posto per altro.
Abbiamo dovuto fare i conti con le differenze che si separavano, non solo linguistiche ma anche e soprattutto culturali. Tante cose stiamo ancora cercando di capirle e di giustificarle, forse non ci riusciremo mai, o forse si, ma certo è che vivere sulla propria pelle certe esperienze, trovarsi in determinate situazioni e fronteggiare la realtà così come essa si presenta, fa pensare, fa maturare, fa crescere.
È un viaggio che ci ha dato tanto: tanta consapevolezza ma anche tanta gioia, tanti sorrisi e tanto amore. Certi sguardi e certi sorrisi ci rimarranno nel cuore per tutta la vita.
Citando Madre Teresa: “non possiamo sempre fare grandi cose nella vita, ma possiamo fare piccole cose con grande amore.”
Siamo partiti con mille dubbi e preoccupazioni, consapevoli del fatto che l’esperienza che stavamo per fare non poteva essere paragonabile a nessun’altra fatta in passato. Siamo tornati con mille sorrisi e carichi di amore, consapevoli del fatto che l’esperienza appena fatta non sarebbe mai potuta essere paragonabile a nessun’altra fatta in passato e in futuro perché unica e inimitabile.
Persone, luoghi, profumi, colori, sapori ed emozioni sono solo alcune delle cose che ci porteremo dentro per tutta la vita.
Non ci sono né parole né foto in grado di esprimere anche solo in minima parte le emozioni che abbiamo provato. Sono stati giorni intensi, ognuno speciale a modo suo, ognuno carico di mille sensazioni ed emozioni diverse, spesso contrastanti fra loro, spesso talmente intense da far venire le lacrime agli occhi.
È uno di quei viaggi che non finisce mai, che continua anche quando sei tornato a casa. Anche dopo aver disfatto la valigia, scaricato le foto, raccontato dell’esperienza vissuta e dei posti visti, anche dopo essere ritornato alla vita di tutti i giorni. È uno di quei viaggi che ti rimane dentro, tra cuore e mente e che inevitabilmente, profondamente senti che ti ha cambiato.
È uno di quei viaggi che quando torni è tutto come prima, come lo hai lasciato, ma senti che non è più la stessa cosa.
Sapevamo che questo viaggio ci avrebbe regalato qualcosa di speciale”. (Elisabetta e Claudio)
“Sentivo che Dio mi chiedeva di donare il mio tempo agli altri in modo concreto in questo paese africano. Non sapevo bene a cosa sarei andata incontro, avevo le mie paure, ma sapevo che se mi affidavo nelle mani di Dio egli mi avrebbe guidato e si sarebbe preso cura di me, e così è stato.
Fin dal primo momento, già prima del viaggio, mi sentivo missionaria; preparando tutto il materiale donato per la missione, parlando della missione ai miei compagni, amici, la mia famiglia e pregando per tutto il popolo della Guinea Bissau che stavo per incontrare. Ho sentito così che la missione inizia in ciascuno di noi, come un cammino nel quale Dio ci guida, ci accompagna e ci insegna a donarci nella nostra vita quotidiana fino ad uscire da noi stessi, dalle nostre comodità e paure per accogliere la vita dell’altro come propria e prendersene cura come farebbe Lui.
Ora, di ritorno dal viaggio, penso che sia molto difficile tradurre in parole un’esperienza così, nella quale ho ricevuto molto più di quello che ho dato. Dunque potrei raccontare quanto ho imparato da ciascuna delle persone con cui ho condiviso questo viaggio. Mi tornano in mente centinaia di esperienze vissute con i missionari Oblati che vivono lì, con i giovani missionari laici italiani, con i miei compagni spagnoli di missione e soprattutto con i guineiani. Con i missionari Oblati ho imparato che siamo una famiglia là dove siamo e che essi sono i primi a dare prova dell’amore di Dio agli altri. Dei missionari laici italiani mi porto dietro il sentimento di una Chiesa che è capace di rompere le frontiere e che possiamo camminare insieme seminando l’amore di Dio. Con i miei compagni spagnoli di missione ho condiviso la gioia di essere missionari dando il meglio di ciascuno in ogni momento e scoprendo ogni giorno la ricchezza della semplicità nel quotidiano. Infine dei guineani non mi basterebbe un foglio per scrivere quello che mi porto da ciascuno: i bambini ti insegnano che la felicità non la danno le cose ma l’amore che mettono nella semplicità, e che un loro sorriso e un abbraccio valgono più di tutto l’oro del mondo; gli adulti ti danno una lezione di educazione, di rispetto, e anche del fatto che il tempo non è nostro, che non bisogna preoccuparsi troppo del domani, che l’oggi è ciò che abbiamo e dobbiamo sfruttarlo condividendo con gli altri, senza guardare l’orologio, senza aspettarsi niente in cambio. La gente della Guinea Bissau ti insegna a vivere la vita senza fretta, con semplicità e gratitudine.
Rendo grazie a Dio e a tutti quelli che hanno reso possibile questo viaggio con il supporto di tutti i tipi e soprattutto con l’incoraggiamento, l’impegno, la preghiera perchè ho potuto vivere questo regalo così speciale in questo anno. Incoraggio tutti quelli che stanno leggendo queste righe e sentono l’inquietudine a vivere un’esperienza di missione. Dio mi ha insegnato in questo viaggio che il mondo può diventare piccolo nella sua mano, e che impegnando la nostra vita con generosità di cuore possiamo fare del mondo una sola famiglia”. (Susana)