È sempre viva la richiesta di finanziamento per lo scavo di pozzi da parte delle nostre missioni in Senegal e Guinea Bissau. In Europa, visto il cambiamento climatico, cominciamo a renderci conto del valore dell’acqua.
Cosa dire di quei Paesi dove piove soltanto per un paio di mesi all’anno? Poi, per nove o dieci mesi, non c’è più una goccia d’acqua che scende dal cielo e il paesaggio si colora di giallo perché tutto si secca. Con quelle poche piogge i contadini possono coltivare soprattutto il miglio (alla base dell’alimentazione) e le arachidi (da vendere per poter comprare altri prodotti o per poter mandare i figli a scuola). Quelle poche precipitazioni servono poi a rinforzare le falde acquifere: è da queste che, attraverso i numerosi pozzi che vengono scavati, si può estrarre l’acqua per il consumo domestico.
“Perché scavare pozzi?”, ogni tanto mi viene chiesto. Semplicemente perché non ci sono gli acquedotti come da noi, e quindi non ci sono neanche i rubinetti in casa! Anche in questi ultimi mesi abbiamo ricevuto sostegno da parte di Amici delle Missioni Omi e da benefattori per realizzare diversi pozzi, che vengono scavati a mano (talvolta alla profondità di 40/50 metri). Gli ultimi villaggi nei quali sono stati scavati dei pozzi sono quelli di Kougnarà, Ñiafor, Ngholna, Ndoffane, Koumpentoum (Senegal) e alcuni nella missione di Farim (Guinea Bissau).