Il verbo custodire esprime note importanti nelle pagine della Scrittura. Dio custodisce il suo popolo, ci custodisce personalmente «come la pupilla dei suoi occhi» e ci porta «sul palmo delle sue mani». Gesù chiede al Padre di custodire i discepoli dal male. Anche all’uomo viene chiesto di saper custodire la sua vita e i beni che gli sono affidati. Dio ci custodisce, si prende cura di noi e per noi è bello saperci da Lui amati, protetti, custoditi. Nella Bibbia c’è la benedizione sacerdotale sul popolo d’Israele che dice: «Il Signore ti custodisca e faccia splendere su di te il suo volto» (Nm 6, 24-25); ci sono le parole bellissime del Vangelo di Luca: «Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 51). Ma c’è anche la parola di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello»? (Gen 4, 9).
Cosa vuol dire custodire? E chi o cosa dobbiamo custodire? Custodire è un’attitudine rivolta a qualcuno o a qualcosa che ha valore e a cui diamo tempo per prendercene cura. Il senso del custodire implica la responsabilità per qualcuno o per qualcosa che è prezioso. Custodire è un «verbo di missione» perché ci mette in movimento verso l’altro, la famiglia, la società, il creato. È missione prenderci cura delle relazioni familiari, come di quelle dei membri della società in cui viviamo e, oggi più che mai, anche del creato. Nella misura in cui ci prendiamo cura della natura avremo cura anche di noi stessi e dell’umanità. Il custodire è un impegno che implica il saper vedere situazioni in cui farsi vicini all’altro, sentire su di sé la situazione dell’altro, porre sguardi che diventano poi gesti di attenzione per prendersi cura di un prossimo. La parabola del Buon Samaritano ne è l’esempio evangelico.
Propongo alcune brevi note sulla custodia di Dio, del Creato, di noi stessi, del prossimo.
Custodire Dio. Dio ha cura di noi, ma anche noi dobbiamo aver cura di Dio e custodirlo gelosamente. «Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato» (2 Tm 1, 14). Il Bene prezioso è la nostra fede e la nostra fede è nel Signore, in Dio stesso. È una grande responsabilità custodire il Bene che è Dio. Infatti, cosa non faremo per una persona che amiamo? Il nostro amore a Dio richiede di saperlo conservare nel nostro cuore come la realtà più importante della nostra vita. Non solo, ma anche di far crescere la sua presenza in noi, di far vivere in noi il Signore perché è il nostro Maestro, la nostra Guida, la «lampada dei nostri passi», il punto di riferimento del nostro essere e del nostro operare. Dio è quel tesoro prezioso che ci è affidato e per questo dobbiamo averne cura come della perla preziosa del Vangelo. D’altra parte, Dio si prende cura di noi, ci custodisce, cammina con noi, ci protegge, ci risolleva dalle cadute, ci aiuta. Per Dio ognuno di noi è prezioso ed è speciale perché siamo unici, irripetibili, «creati a sua immagine e somiglianza»!
Custodire il creato. Prendersi cura della natura riguarda tutti perché il mondo è di tutti. Viviamo su questa terra che ci ospita, ci nutre, ci fa vivere. È la nostra casa comune. Custodire il creato è avere rispetto per ogni creatura e per l’ambiente nel quale viviamo. Prendersi cura della terra richiede pazienza e attenzione, anche con piccoli gesti, perché tanti gesti messi insieme possono cambiare le cose. I cambiamenti climatici hanno ripercussioni sulla terra, ma anche sull’umanità. Comportamenti privi di scrupoli stanno impoverendo la terra, la stanno avvelenando, la stanno rendendo fragile. Stiamo mettendo a rischio l’intero ecosistema. «Lo stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici» (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato, 1° settembre 2022).
Esiste reciprocità fra noi, gli altri, la creazione: «Nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi» (Papa Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della pace, 1° gennaio 2010). È urgente agire, oggi più che mai, prima che il mondo arrivi al collasso: la custodia del creato è la custodia di noi stessi e di tutta l’umanità. Bisogna «ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (Papa Francesco, Lett. Enc. Laudato Si’, 49).
Custodire sé stessi. Prendersi cura di sé non è semplice. Siamo un tesoro in vasi d’argilla e più avanziamo in età più siamo ricchi di vita e di esperienza, ma sentiamo anche il bisogno di prenderci cura di noi stessi. Prendersi cura di sé non è perdita di tempo: è tutelare il nostro benessere fisico e spirituale; è custodire il dono della vita, di ciò che siamo e diventiamo attraverso un mondo di conoscenze e di relazioni. Aver cura di sé stessi non vuol dire nemmeno essere egoisti, ma pensare a noi stessi e al nostro bisogno di stare bene: se stiamo bene, i primi beneficiari siamo noi stessi e poi coloro con i quali e per i quali viviamo. Prendersi cura di sé stessi significa sapersi amare e lasciarsi amare. Se la mia vita è costantemente un dono, quando ricarico di energie la mia anima e le mie forze? È importante saper fare qualcosa per sé stessi, offrirsi del tempo, riconoscere e dare valore ai doni che ci sono in noi, riflettere su come migliorarli e anche su come curare i nostri limiti. Riconoscere le nostre necessità, ascoltare il nostro corpo e la nostra anima, sentire il bisogno degli altri. In una parola: occuparci di noi stessi. «Abbi cura di te stesso… così salverai te stesso e coloro che ti ascoltano» (1 Tm 4, 16).
Custodire l’altro. Prendersi cura degli altri è l’atteggiamento proprio dei discepoli missionari, è iscritto nel DNA del nostro “essere missione”, perché «come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi». E noi, sui passi del Signore, vorremmo amare l’umanità che incontriamo lungo i sentieri della nostra vita. «Il segno che siamo vicini al Signore è la capacità di avere cura del prossimo: del malato, del povero, di quello che ha bisogno» (Papa Francesco, 18 marzo 2014). E ancora: «Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore» (Papa Francesco, 15 dicembre 2020). Un proverbio nei Paesi dell’Africa Centrale dice: «Una persona è una persona attraverso le altre persone». Cioè, il prendersi cura degli altri significa essere responsabili della vita di tutti, senza lasciare nessuno da parte.
Siamo custodi gli uni degli altri. Nella famiglia marito e moglie si custodiscono reciprocamente e i genitori si prendono cura dei figli. Nell’amicizia l’amico si prende cura dell’amico. La nostra missione è di essere custodi gli uni degli altri nel desiderio del bene reciproco. In fin dei conti Dio ci ha affidato il creato e l’umanità, e tutto è affidato alla cura dell’uomo. Custodire è una responsabilità di tutti.
«Padre Santo, custodiscili nel tuo nome». Allora, cosa significa custodire? Conservare con cura ciò che abbiamo a cuore: Dio, persone, relazioni, ideali. Il nostro cuore diventa scrigno di perle preziose. Quando custodiamo qualcuno nel profondo di noi stessi è come se avessimo un tesoro e il motivo che ci spinge a custodire con cura nel nostro cuore un volto o un’emozione è l’Amore. L’Amore ci porta a custodire nel cuore ciò che amiamo come un tesoro prezioso.
Flavio Facchin omi