La famiglia, nelle sue molteplici realtà, è missionaria dell’amore che si dona e si incarna. Nella coppia, innanzitutto, gli sposi consacrano il dono reciproco della propria vita, con la promessa di prendersi cura l’uno dell’altra. In virtù del loro amore, gli sposi diventano missionari della vita aprendosi alla possibilità di generare la vita, accogliendo i propri figli, i figli altri, o diventando loro stessi dono per gli altri. Generare nuova vita in Dio è un’impresa che richiede un discernimento continuo del proprio essere coppia e famiglia, lasciandosi trasformare dal dinamismo del comandamento dell’Amore: amare Dio e amare il prossimo come sé stessi. L’amore esige un apprendimento da sperimentare e affinare proprio in famiglia. Educarsi all’amore è imparare come prendersi cura dell’altro, marito, moglie, figli, parenti, amici, senza tralasciare la cura di sé; implica accogliere l’altro senza pretendere di piegarlo alla mia volontà, ma rispettando la sua identità. Don Tonino Bello definiva la famiglia “convivialità delle differenze”, paragonandola al legame d’amore che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella Trinità.
Educarsi all’amore implica anche predisporsi al distacco dall’altro, spesso faticoso da accettare ma necessario per crescere e far crescere, come quando si deve lasciare che i figli sperimentino percorsi nuovi e a volte incomprensibili. La parabola del figliol prodigo ha molto da insegnarci sulle dinamiche familiari, e non solo.
Educarsi all’amore è ancora imparare l’arte del dialogare intesa non tanto con il solo dire parole, ma con il saper gestire tempi e modalità per una comunicazione costruttiva: ascoltare in modo profondo, privo di preconcetti, ed esprimere i propri pensieri senza strumentalizzare.
La famiglia è anche il luogo dove si sperimentano fatiche e fallimenti. L’amicizia tra famiglie può veramente aiutare a ridimensionare i problemi, a condividere preoccupazioni e ad incoraggiarsi a vicenda, a fronte di un diffuso arrivismo ed efficientismo. Quindi la missione della famiglia è anche quella di essere luogo di dialogo tra famiglie, per creare tempi distesi e spazi accoglienti di ascolto e di confronto sui temi della genitorialità, della vita sociale e politica, della solidarietà.
L’amore per Dio porta inevitabilmente all’amore per il prossimo, anche oltre le mura domestiche. La famiglia quindi come luogo di prossimità “globalizzata”, cioè vicina alle realtà degli ultimi, degli indifesi, delle ingiustizie e degli abusi di potere. Innumerevoli sono le forme di solidarietà di cui la famiglia può farsi promotrice, e quante sono già le famiglie che collaborano con comunità missionarie per sostenere progetti di promozione umana e sociale nel mondo. Come coppia anche noi abbiamo sempre nutrito il desiderio di essere una famiglia “allargata”, disponibile ad accogliere le sfide del nostro tempo per contribuire a rendere più umano il mondo in cui viviamo. Nella frenesia del quotidiano però non è sempre facile realizzare i propri ideali. Affannati a completare gli impegni di lavoro, a seguire i figli, ad accudire i genitori anziani, si pensa comunque di non aver fatto abbastanza e di non essere padri e madri all’altezza. Ciononostante, ci rendiamo conto che basta alzare un attimo la testa, riprendere fiato, uscire dal vortice del “fare” e prendere coscienza che siamo parte di un’umanità nella quale basta veramente poco per creare legami di fraternità e di fiducia.
Generare nuova vita in Dio richiede un dialogo costante con la Parola. I religiosi e le religiose ascoltino le istanze delle famiglie, celebrino la liturgia della Parola anche nella chiesa domestica per condividere i cammini, per accogliere le fragilità, per rinnovare la speranza di poter sempre ricominciare, perché la stupenda missione della famiglia alla vita è una difficile e faticosa incarnazione dell’amore di Dio. Papa Francesco sottolinea che «per portare l’amore di Dio alle famiglie e ai giovani, che costruiranno le famiglie di domani, abbiamo bisogno dell’aiuto delle famiglie stesse, della loro esperienza concreta di vita e di comunione. Abbiamo bisogno di sposi accanto ai pastori, per camminare con altre famiglie, per aiutare chi è più debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente nel sacramento del matrimonio per donare tenerezza, pazienza e speranza a tutti, in ogni situazione di vita».
La famiglia è missionaria dell’amore che si dona e si incarna e non può che essere portatrice di fiducia e di speranza. Generare alla vita è un atto di grande fiducia, come lo sguardo contemplativo, amorevole e rassicurante della madre sul figlio mentre lo nutre col suo seno. Generare alla vita è anche un atto di grande speranza: l’amore per il prossimo e per Dio ci porta a fare esperienza del Risorto, perché l’amore apre sempre alla possibilità di andare incontro ad una rinascita!
Laura e Stefano