Gli Oblati sono giunti nel Sahara nel 1954, quando il controllo spagnolo dell’area era totale e la presenza dei cattolici toccava alcune migliaia di unità. Quattro allora le comunità presenti sul territorio: Sidi Ifni, Tarfaya, Laayoune e Dakhla. Nel ‘59 il Marocco invase il Nord del Sahara. Dieci anni dopo gli Oblati abbandonarono Sidi Ifni. Fin dal ’54 il Prefetto Apostolico dalla Santa Sede in Sahara è un Oblato spagnolo: A P. Félix Erbiti, (1954 – 1995) succede P. Acacio Valbuena fino al febbraio 2009. Da allora, il giovane padre Mario León, del 1974, ha svolto l’incarico di Amministratore Apostolico e proprio il 29 settembre 2013, ha iniziato ufficialmente come Prefetto Apostolico.
Attualmente i nostri confratelli sono gli unici sacerdoti e religiosi di tutto il territorio. La situazione permette la loro presenza solo in quanto rappresentanza diplomatica della Santa Sede e per il servizio religioso esclusivamente diretto ai cristiani stranieri, soprattutto agenti delle Nazioni Unite presenti per controllare e stemperare le tensioni ancora presenti. Con la gente del posto la Missione è vissuta come presenza silenziosa ma nondimeno costruttiva. Sono tante, infatti, le relazioni positive con persone e famiglie. Impressiona ascoltare dalla loro bocca, il racconto di ricordi da cui trapela la stima profonda che riscuotono i nostri del passato e quelli di oggi.
Insieme a P. Mario León, che è stato nominato Prefetto Apostolico, vive in Sahara da alcuni anni il congolese P. Valère Eko, superiore di questa piccola, particolare comunità che di tanto in tanto riceve la presenza e l’aiuto temporaneo di un confratello.
I nostri si muovono su due fronti: a Laayoune nel Nord e a Dakhla, 520 chilometri più a Sud. Assicurano regolarmente l’Eucaristia o altre celebrazioni tenendo conto che spesso l’assemblea è composta da cristiani di varie denominazioni oltre che provenienti dai quattro angoli del mondo. Anche quest’aspetto ecumenico ed internazionale è particolarmente interessante.
L’attenzione ai poveri e ai più bisognosi si esprime in vari modi informali. A Dakhla, è significativa la collaborazione regolare con un centro di riabilitazione per bambini con difficoltà motorie fondato da un uomo lui stesso diversamente abile. Possiamo considerare lui e la sua famiglia come veri collaboratori: malgrado che siano musulmani, la loro stima per la presenza dei missionari e della Chiesa è palese. E questo si può dire di tanti altri.
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