L’acqua è un bene prezioso e scontato per noi, ma non lo è per tanta gente. Quando, tanti anni fa in Camerun, chiesi a una ragazza di parlarmi dei suoi sogni, fra le altre cose mi disse: «vorrei un rubinetto e una lampadina». Una lampadina perché la sera nelle capanne, come per noi nella casa della missione, la poca luce era data dalle lampade a petrolio. Un rubinetto perché l’acqua veniva attinta dal ruscello o dal pozzo. Nella gran parte delle nostre missioni, nei villaggi del Senegal e della Guinea Bissau, non ci sono acquedotti, per cui l’acqua viene presa dai pozzi. C’è gente, di solito ragazzini/e, che il mattino percorrono tre, quattro, cinque chilometri a piedi o con le carrette trainate dagli asinelli per andare a rifornirsi d’acqua ai pozzi più vicini.
Per noi, Procura delle Missioni OMI, è sempre stata una priorità quella di cercare dei finanziamenti per scavare uno o più pozzi nei villaggi. Nell’ultimo anno, grazie all’Associazione Cuore Amico e a tanti benefattori, siamo riusciti a finanziare lo scavo e la messa in opera di una quindicina di pozzi. I pozzi vengono scavati a mano; le falde d’acqua si trovano fra i 15 e i 60 metri di profondità, dipende dalle zone. Pensate cosa vuol dire per un uomo scendere fino a 60 metri di profondità per trovare la falda d’acqua! L’acqua, poi, viene tirata su a mano con secchi, corde e carrucola.
Quando un pozzo viene realizzato per una scuola, per un dispensario/pronto soccorso o per un progetto agricolo, vengono cercati finanziamenti per acquistare e installare una pompa e dei pannelli per poter estrarre l’acqua grazie all’energia solare. Inoltre, vengono predisposte una o più cisterne da 2.000 litri per assicurare l’acqua anche per la notte e il primo mattino.
Ecco le foto di alcune realizzazioni a Bambato, Kougnarà, Koumpentoum, Niafor e Temento.