Durante questi mesi di pandemia ci siamo chiesti come poter andare incontro a coloro che stavano vivendo con maggiore difficoltà. Avevamo una doppia sfida: continuare i programmi che normalmente portiamo avanti con i migranti e con i settori più vulnerabili della popolazione e inoltre assistere coloro che a causa della pandemia si sono ritrovati in situazione di vulnerabilità.
Realtà complesse nelle quali qualunque azione sembra non realizzare quello che dovrebbe, specialmente nel complesso mondo della migrazione. Però, come ha detto un amico musulmano, non possiamo stare con le mani in mano. Ciò non toglie che dobbiamo pensare e ripensare le nostre azioni perché siano ogni volta più precise e complete, senza dimenticare l’accompagnamento personale quando è possibile… però a volte sembra che ciò che facciamo è una goccia d’acqua nell’oceano, oceano che continua a rubare vite, purtroppo.
In questi ultimi giorni abbiamo ricevuto un supporto dalla Caritas per raggiungere più gente nel nostro progetto con i migranti, sia a Dajla con la Caritas locale, sia a El Aaiún con l’Associazione Sakia Al Hamra.
Soprattutto per aiutare donne vulnerabili e quelle che hanno avuto figli in questo periodo, rispondendo alle necessità di base: casa (alloggio), pane (alimenti) e salute (medicine e assistenza medica), oltre alla sensibilizzazione sulla pandemia e all’appoggio morale nell’avere accanto una persona che ascolta e accompagna. Seminando una speranza tra coloro che sono sul punto di “gettare la spugna”.
Pierre e Clarisse a Dajla sono stati instancabili in questa azione, dando corpo a tutta la comunità cristiana del luogo. Qui vediamo le foto di una parte del loro lavoro. Grazie e andiamo avanti!
p. Chicho Rois omi, missionario in Sahara Occidentale