Ricordo con con gioia e nello stesso tempo tanta pena quei primi mesi dell’anno 2016. Mi proiettavo già nel 2018 quando, terminati i 20 anni di contratto dell’edificio dove è situato il nostro Centro Casa di Anna, avremmo dovuto inderogabilmente lasciare lo stabile. Un sottile senso di piacere mi invadeva la mente: “Finalmente, dopo 26 rocamboleschi anni passati sulla strada a servire i poveri, anch’io andrò in pensione. Mi potrò riposare rallegrandomi di lunghe passeggiate in bici, di una preghiera fatta con regolarità e dignità, nello scrivere poesie e lettere, nel leggere romanzi e novelle…insomma fare tutto quello che non ho potuto fare in questi ultimi decenni: dedicarmi a me stesso”. Poi in altri momenti, quando osservavo i volti dei miei amici mentre entravano alla mensa, mi assaliva il dolore, lo sconforto. “Si io mi riposerò ma questi Fratelli e sorelle dove andranno? Cosa faranno? Chi li curerà? Chi darà loro un pasto caldo?”. Mettevo a tacere la mia coscienza dicendomi: “Non mi posso sostituire a Dio. Quello che io potevo fare l’ho fatto. Ora spetta a Lui. Tanto più che non c’è un posto dove andare. Nessuno in città mi permetterà di costruire un nuovo centro di accoglienza per 550 barboni accanto alla propria casa – abbiamo già tanti problemi con i nostri vicini-. Non rimane che mettermi l’anima in pace e chiudere”. Così, messa la coscienza a tacere, continuavo con entusiasmo e lena il mio servizio alla mensa in attesa del fatidico 2018. Finché un giorno arrivò alla Casa di Anna un funzionario del Comune che, sapendo della nostra precaria situazione, mi informò con soddisfazione: “Il Comune ha sciolto il vincolo dell’area verde giusto al di là della strada. Proprio davanti al vostro Centro. Lì c’è una particella di 500 mq destinata ad opere sociali. Se volete la potete comprare”. “E quanto costa?”. “Un milione di euro”. “E per costruire?” Ho chiesto: “Circa 3 milioni di euro”. “Beh mi ritirerò a vita privata! È impensabile iniziare un’opera del genere. È al di là delle mie capacità umane”.
Ero soddisfatto di me stesso. Avevo fatto veramente tutto il possibile per non chiudere ma era inevitabile, anche se a malincuore, terminare l’esperienza della Casa di Anna dopo piu’ di 20 anni di attività e due milioni di pasti serviti. Così mi consolavo al pensiero del mio non lontano pensionamento. Finalmente mi potrò rilassare. Mentre questi allegri pensieri cavalcavano la mia mente… notti insonni turbavano il mio spirito: “Sì io mi riposerò ma questi uomini e donne dove andranno?”.
Così ho trascorso tutta l’estate del 2016 sprofondato in questo grave dilemma: “Cosa fare? Andare avanti…ma come? Fermarmi…ma mi piangeva il cuore”. Finche’ il 9 settembre del 2016, inginocchiato davanti al Sacramento, mi sono confidato con Gesù:
”Signore sono consapevole che questa mia fragile e precaria vita Ti appartiene.
Ho sentito, in questi lunghi anni, la tua tenera mano prendere la mia e guidarmi per sentieri a me sconosciuti.
Ho percepito, nell’eucarestia, il tuo abbraccio forte e sicuro che mi ha protetto da chi mi voleva male.
Ho costatato, al di là di ogni immaginazione, che mi hai elargito tutti i mezzi necessari per servire i poveri.
Ho visto che mi hai donato salute e coraggio per affrontare questa impervia vita di strada.
Ho sperimentato nel mio intimo la felicità più vera e grande nel donarmi agli altri.
Sono cosciente di essere una persona felice.
Riconosco che Tu incondizionatamente ami i poveri e proteggi coloro che a loro dedicano la vita; credo che ciò che è al di là delle mie povere capacità umane è possibile alla Tua divina e gloriosa Potenza.
In questa sicura fiducia, Signore, continuerò a impegnarmi per gli ultimi e a costruire il nuovo Centro. Signore ho fiducia in Te. Amen”.
Passati pochi giorni da questa drammatica e liberante decisione, per un banale e stupido incidente, mi ritrovo in un letto d’ospedale rovinosamente fratturato con forti dolori in tutto il corpo. Lì odo una voce che con soavità mi sussurra: “Non iniziare questa opera. Vedi non stai neanche bene. È un’opera troppo grande per te e la salute non ti reggerà. Sei troppo presuntuoso. Dove pensi di trovare tutti quei soldi. Inevitabilmente fallirai. Non ti sembra di essere troppo arrogante? Fermati finché sei in tempo così non farai brutta figura”. “Sì è vero – rispondo a quella intelligente e saggia voce – non ho né la salute e né l’esperienza né i soldi per affrontare questo grande progetto, ma ho fiducia in Chi mi ha veramente amato e accompagnato con dolce forza in tutti questi anni. In Lui ripongo ogni mia speranza. Per questa fiducia in Lui e per l’amore delle mie sorelle e fratelli poveri mi impegnerò a costruire la nuova Casa di Anna”.
Mentre ero turbato da questi sentimenti contrastanti mi arriva una telefonata del vescovo locale che mi propone: “So che desideri continuare a servire gli ultimi alla Casa di Anna ma che non hai i mezzi finanziari. Ti offro un milione di euro. Ti chiedo solo che un giorno, quando tu non potrai più continuare questo apostolato, che sia la diocesi a continuare questo Centro”. Accetto con entusiasmo. Con stupore e gioia alla fine del 2016, con quei soldi, riusciamo a comprare il terreno edificabile. Ma è vuoto! Intanto un bravo architetto ci prepara il progetto. Per iniziare abbiamo a disposizione qualche piccolo risparmio e la somma di circa 500.000 euro che ho ricevuto come premio da una grande associazione: ‘Ho Am Sang’. Ad agosto del 2017 con tanta fede nel Signore e speranza nella divina Provvidenza, iniziamo i lavori. A novembre un giornalista di una sconosciuta TV locale mi contatta e mi chiede un’intervista. Accetto con gioia e spensieratezza. Sarà una cosa semplice perché è una piccola TV ed è anche poco seguita. La cosa non mi dà pensiero. Pochi giorni dopo una telefonata dalla redazione della TV mi spiega il programma, i tempi, le riprese. Concordo tutto. La settimana seguente quando si presentano i giornalisti e le telecamere mi rendo conto che sono della KBS, la Tv nazionale più importante e che lavorano per il programma ‘Teatro umano’ una delle più famose e seguite trasmissioni in Corea. Mi viene un collasso. Provo a dire: “Ma c’è uno sbaglio. Io mi sono preso un impegno con una TV cittadina, perchè siete venuti voi?”. Ci sediamo. Ci spieghiamo a vicenda. Io nelle telefonate fatte e ricevute in quei giorni non avevo compreso bene, pensavo di parlare con un giovane ed inesperto giornalista ma ora mi trovo davanti a le telecamere della prima rete del Paese. È stato tutto un equivoco ma non mi posso più tirare indietro. È troppo tardi. Così iniziamo le riprese. Il programma va in onda nella settimana di Natale per 5 giorni consecutivi dalle 8 alle 8,30 del mattino da lunedì a venerdì. È un successo enorme. Tutti parlano della nuova Casa di Anna da costruire. Si scatena una reazione a catena di solidarietà in tutta la nazione. In un mese ci arrivano offerte per più di un milione di euro. È un vero miracolo della solidarietà. Nei mesi seguenti, mentre i lavori della nuova casa procedono secondo i tempi stabiliti, un passa parola di condivisione, amore e solidarietà si concretizza in una maniera incredibile che ha dello strabiliante. Tanto che oggi, 1 settembre 2018, senza alcun debito con le banche, alla presenza di 650 volontari e benefattori abbiamo inaugurato il nuovo centro. È una casa semplice ma bella, funzionale e accogliente. I nostri poveri avranno la loro dimora senza paura di essere sfrattati o messi fuori…Osservando le mie sorelle ed i miei fratelli poveri che entrano gioiosi nel nuovo edificio mi fermo e rifletto per un attimo: il contratto che stava per scadere; il terreno edificabile che non c’era; i quattro milioni di euro (uno per il terreno e tre per l’edificio) che non esistevano; la salute che se ne era andata; le intelligenti insinuazioni e le grandi tentazioni del maligno; l’equivoco nell’accettare una trasmissione invece che un altra; la gara di solidarietà in tutta la nazione; l’edificio pronto… Tutte queste paure ed angosce svanite nel nulla davanti allo splendere di Cristo risorto e vivo in mezzo a noi.. Una serie di miracoli si sono succeduti in questi ultimi due anni ed ora siamo davanti a questa nuova Casa di Anna che è un inequivocabile monumento all’amore e alla generosità della gente. Rimarrà negli anni per accogliere i poveri e ricordare a tutti che il cuore delle persone è buono. È ricolmo di generosità e bontà basta aiutarle a riscoprire il vero volto di Dio che è in loro. Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio e questa occasione è stata un’opportunità per chiunque, ha partecipato alla realizzazione di questo progetto, per riscoprire quello stupendo volto di Dio che si chiama: amore, solidarietà, misericordia…
In questi ultimi due impegnati e difficili anni, segnati da momenti tenebrosi e contrastanti, non ho sentito parlare di Dio: ho incontrato Dio.
p. Vincenzo Bordo omi