Sappiamo che la missione, animata dallo Spirito del Signore Risorto, estende gli spazi della fede e della carità ovunque, fino agli estremi confini della terra. Gesù è il primo missionario, inviato dal Padre. Lo Spirito Santo è il principale protagonista della missione e noi siamo chiamati a collaborare con Lui. Eppure, a noi, che siamo la maggioranza dei discepoli missionari, non è richiesto di andare in terre lontane. Viviamo il nostro «essere missione» nei nostri luoghi di vita e di lavoro. Possiamo sostenere la missione della Chiesa dove ci troviamo non solo con la vita e le opere, ma anche portandola nel cuore e nella preghiera.
Santa Teresina del Bambino Gesù, pur restando nel suo convento, fu proclamata patrona delle missioni. Come mai? Lei diceva: «Vorrei essere missionaria… Vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo e continuare ad essere tale fino alla fine dei secoli». E ancora: «Tu lo sai, Signore: il mio unico desiderio è di farti conoscere e amare… io non posso che pregare. Signore, ascolta la preghiera per chi vuole essere tuo missionario, custodiscilo». Amare e fare amare: a questo compito si dedicò con generosità nella sua vocazione di suora carmelitana in un convento. E allora poteva affermare: «Nel cuore della Chiesa sarò l’amore» per portare al Signore tutta l’umanità attraverso la preghiera.
La preghiera è missione; con la preghiera portiamo al Signore l’opera evangelizzatrice della Chiesa. «La preghiera è la prima opera missionaria che ogni cristiano può e deve fare, ed è anche quella più efficace, seppure questo non si possa misurare» (Papa Francesco).
La preghiera è un sostegno per i missionari che evangelizzano, un sostegno perché lo Spirito Santo sia presente e possa operare efficacemente. La preghiera è un sostegno per ogni agente pastorale (catechista, operatore Caritas o altro), un sostegno perché nel volto di ogni uomo e di ogni donna si possa incontrare il volto di Cristo. La preghiera è un sostegno per ogni cristiano perché egli sia testimone di Cristo.
Nel Vangelo vediamo quanto le azioni e la predicazione di Gesù erano strettamente legate alla sua preghiera. Le sue giornate erano, per così dire, avvolte dalla preghiera a Dio Padre. Spesso passava la notte in preghiera. Gesù invita a pregare «il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe». Al ritorno dei settantadue discepoli inviati in missione esclama: «Ti lodo, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli». Ancora: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quelli che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi».
Quando le folle cercavano Gesù e lo trovavano in preghiera, era come se capissero che per Lui era necessario sostare per ripartire e «annunciare la Buona Novella del Regno»; era come se l’urgenza e il senso della sua missione nascessero dalla preghiera al Padre; era come se la sua vita fosse tutta preghiera, relazione con Dio, responsabilità di portare l’umanità a Dio «in parole e in opere».
Come Gesù pregava il Padre e pregava per noi, così la nostra preghiera ci aiuta a «restare sintonizzati» con il Signore e a portare l’umanità a Dio. Al mattino, in qualche momento lungo la giornata, la sera, possiamo mettere a fuoco il nostro «stare con Dio» per renderlo presente in noi e per rendere ogni nostra attività rivelazione del suo amore. E ancora, la preghiera manifesta la responsabilità missionaria che abbiamo per gli altri, affidando ogni uomo e ogni donna al Signore.
Pregare ci apre a Dio e al prossimo, ci fa sentire l’anima respirare in Dio e il cuore in comunione con l’umanità intera. Nella preghiera custodiamo la missione della Chiesa, coloro che soffrono, chi non ha speranza, anche chi non ha fede. È un nostro aiuto silenzioso, ma prezioso.
«La preghiera è una vera e propria missione, che porta il fuoco dell’amore all’intera umanità. La preghiera vuole portare tutto al cuore di Dio. È un dono di fede e di amore, un’intercessione di cui c’è bisogno come il pane. In una parola, significa affidare: affidare la Chiesa, le persone, le situazioni al Padre, perché se ne prenda cura» (Papa Francesco).
Flavio Facchin omi