Testimonianza di P. Vincenzo Bordo dalla Corea del Sud

Carissimi Amici,

vi ho scritto tante volte sulla mia missione e su ciò che faccio per gli altri. Questa volta, però, vorrei condividere con voi un’esperienza molto personale ed intima: desidero parlarvi di che cosa ha significato per me, padre Vincenzo Bordo missionario in Korea, essere una persona dislessica e come questa disfunzione, pur attraverso un doloroso cammino di purificazione, mi ha portato ad essere più vicino alla gente ed ai poveri.

La dislessia è un disturbo per il quale non si riesce né a leggere bene, né a comprendere completamente il senso di un testo scritto, pur essendo in grado di leggerne e di capirne le singole parole. Nell’età scolare questo disturbo mi ha provocato tanta frustrazione. Avevo notevoli problemi a memorizzare e facevo tanta fatica a concentrarmi per lunghi periodi. Constatavo che i miei compagni di classe con meno impegno rendevano molto più di me nello studio. Così, poco a poco era entrata in me l’idea che ero un po’ ‘ritardato’. Si era insinuato in me un certo complesso di inferiorità. Per questo soffrivo molto e mi chiudevo sempre di più in me stesso e nel mio dolore di ragazzo.

FORSE PROPRIO QUELLA SOFFERENZA MUTA E SENZA RISPOSTE MI HA EDUCATO. MI HA PLASMATO. MI HA PORTATO AD ESSERE CIÓ CHE SONO OGGI: UNA PERSONA REALIZZATA, UN PRETE SERENO, UN MISSIONARIO DEDICATO COMPLETAMENTE AGLI ULTIMI ED AI POVERI.  

A dire il vero tante volte mi sono chiesto: ”Perché mi dedico così tanto agli abbandonati? Perché da studente liceale ho donato molto tempo al volontariato? Mentre potevo andare in giro a divertirmi come tutti gli altri giovani miei coetanei? Perché quando ho dovuto scegliere una Congregazione missionaria ho preferito gli Oblati di Maria Immacolata che hanno come carisma ‘l’evangelizzazione dei poveri’? Non potevo entrare in un’altra un po’ più ‘tranquilla’? Perché arrivato in Korea mi sono dedicato da subito, con grande impegno e notevole sacrificio, agli anziani soli, agli orfani, alla gente che viveva sulla strada? Potevo preferire un ministero sacerdotale ugualmente bello e meno stressante e faticoso. Perché compromettermi con i barboni, i disabili, i ragazzi in carcere e le persone in manicomio… perché… perché?

Forse la spiegazione  è che, come persona dislessica, ho patito e quel profondo dispiacere ha affinato il mio spirito. Ha reso  più sensibile la mia mente. Ha plasmato il mio essere. Ha educato la mia personalità. Così quando incontro una persona, che, per un grave motivo tribola, senza bisogno di parole, entro subito in empatia con lei. Il suo tormento diventa mio. Quel sordo grido entra nelle mie viscere. Percepisco quell’afflizione nel mio animo senza bisogno di discorsi o spegazioni. Quella pena mi appartiene. É anche mia. Quindi se oggi riesco a fare tanto del bene, attaverso la ‘Casa di Anna’ che voi tutti già conoscete, probabilmente lo devo a quella sofferenza procuratami dalla dislessia. 

Riflettendo su questa mia personale esperienza mi sembra di poter dire che il DOLORE, pur con il suo INCOMPRENSIBILE CARICO DI SOFFERENZA, non è una PUNIZIONE DI DIO, come spesso si sente dire, ma può diventare un’OPPORTUNITÀ, un momento di CRESCITA! É UNA MISTICA UNIONE CON UN DIO CHE VIVE ANCHE NEL DOLORE! La nostra vita non ha ‘buchi neri’ dove Dio è assente. No! Lui è presente anche nell’angoscia del nostro assurdo soffrire.

Il mistero pasquale che che stiamo celebrando in questi giorni ci ricorda proprio come patimento e risurrezione, morte e vita, dolore e gioia sono un UNICO MOMENTO: IL PRESENTE DI UN DIO CHE VIVE SEMPRE IN MEZZO A NOI.

Vorrei concludere questa testimonianza con un grande GRAZIE ALLA SOFFERENZA che mi ha preso per mano e mi ha reso solidale con la più intima e profonda  delle esperienze umane: il dolore. GRAZIE anche alla mia AMICA DISLESSIA che mi ha portato vicino a chi soffre e mi ha donato amici stupendi nel viaggio della vita.

Carissimi Amici, GRAZIE anche a voi che mi avete dato l’opportunità di condividere insieme questa delicata esperienza di vita. 

Con gioia, Buona Pasqua a tutti, 

p. Vincenzo Bordo omi